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Straordinario critico televisivo, profondo conoscitore della cultura americana, intellettuale capace di avventurarsi nei più diversi campi, Beniamino Placido ha segnato profondamente il giornalismo culturale italiano degli ultimi trent'anni. Con la sua scrittura ironica e sorprendente, in grado di connettere tra loro ambiti della vita e del pensiero in apparenza lontanissimi tra loro, Placido si è inventato un nuovo genere letterario. Questa raccolta antologica di articoli comparsi su "la Repubblica", curata da Franco Marcoaldi che ne firma anche l'appassionata introduzione, intende restituire la fisionomia di un vero corsaro della cultura italiana del secondo Novecento. Un maestro con la emme minuscola (Placido non sopportava l'enfasi e dunque le maiuscole in generale), che amava parlare di tutto e su tutto: dal tennis alla Bibbia, dal fotoromanzo al Partito d'Azione, da Pippo Baudo a Melville. Perché ogni cosa è da considerarsi cultura e non si può distinguere tra cultura alta e bassa. L'importante è riuscire a trasmetterla. Se non si è in grado di soddisfare la fame di informazione culturale "evidentemente non facciamo abbastanza bene il nostro lavoro di mediatori, di divulgatori. Non siamo all'altezza del nostro compito che consiste, per riprendere Calvino, nel fare entrare il mare in un bicchiere". Gli articoli riprodotti in questa antologia sono oltre cinquanta e vanno dalla metà degli anni Settanta a oggi.